Come il mentoring mi ha aiutato ad affrontare qualcosa di nuovo, di Mario Pasquali

Come il mentoring mi ha aiutato ad affrontare qualcosa di nuovo, di Mario Pasquali

Come il mentoring mi ha aiutato ad affrontare qualcosa di nuovo[1]

A cura di Mario Pasquali

 

La mia vita sportiva è sempre stata travagliata dagli infortuni; nulla che non sia mai successo ad altre persone e nulla di mai estremamente grave, per fortuna, ma nella nostra singolarità il medesimo problema può essere vissuto diversamente.

Quello che ancora non avevo affrontato, fino a ieri, era alzare bandiera bianca durante un match a causa di un infortunio: anche con le poche forze e parti sane del mio corpo ho sempre terminato il mio compito in campo. Non questa volta.

Il dispiacere per la sconfitta è stato superato solo da quello di non aver giocato fino alla fine, di aver abbandonato il campo tradendo la narrazione del "non mollare mai"; eppure ci ho provato, sono rimasto lì fino all'inevitabile resa che il corpo urlava già da qualche minuto.

Considerando che ancora oggi provo dolore, è stato inevitabile, logico e intelligente fermarmi, per non peggiorare la situazione ed avere un recupero più veloce. Non sono il primo, non sarò l'ultimo che convive con un ritiro.

Quello che mi ha tenuto sveglio tutta la notte non è stato solo il dolore, ma la gestione di un evento che non ho mai vissuto in prima persona fino a ieri.

 

Nelle sessioni di mentoring nel tennis, una parte del lavoro è dedicata all'ascoltare le interferenze, una parte a riconoscere i propri stati psichici funzionali, un'altra ancora ad elaborare le proprie strategie di coping. Come Mentor, l'apprendimento non è rivolto solo al Mentee perché "quello che dai rimarrà tuo per sempre": il processo di crescita coinvolge entrambi i soggetti della relazione e, come Mentor, ho capito quanto questo sia vero applicando su me stesso quanto insegnato.

In questa nuova esperienza, mai vissuta prima d'ora, ho portato la metodologia del mentoring "off court" e l'ho usata per gestire il mio comportamento in risposta a un evento esterno sul quale ho avuto un controllo solo parziale.

Ho eliminato l'interferenza (mi sono ritirato), ho riconosciuto la rabbia (del dover abbandonare il campo), ho ragionato sul fatto che intestardirsi può significare distorcere la realtà e ho scelto di vivere il qui ed ora (non ero in grado di rimanere in campo).

 

Questi passaggi mi hanno aiutato ad entrare nel mio Personal Reflective Space e a darmi una narrazione alternativa a quella sopra citata, nella quale ero orgoglioso di quanto fatto fino a quel momento contro un avversario molto forte e nella quale ero anche consapevole del perimetro dei miei limiti in quel momento, portandomi a prendere la decisione più corretta per me in quel momento - non la più facile, sicuramente la più sofferta.

 

Sono riuscito ad apprezzare la mia vulnerabilità perché mi ha consentito di imparare qualcosa su di me.

Rimarrà il rammarico, ma se ne andrà insieme al dolore; quello che mi lasceranno sarà un pezzettino di consapevolezza in più.

 

Libri:

  • Perchiazzi M., ‘Apprendere il Mentoring. Manuale operativo per la formazione dei Mentor’, Massa, Transeuropa Edizioni, 2009.
  • Schmitt E., ‘Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano’, E/O, 2010

 

 

[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).