Intervista a Yvan Bonnefoy: la mia storia e il Mentoring nello sport

foto di Ivan Bonnefoy, mentor nello sport

Intervista a Yvan Bonnefoy: la mia storia e il Mentoring nello sport

Intervista a Yvan Bonnefoy: la mia storia e il Mentoring nello sport[1]

A cura di  SIM – Scuola Italiana di Mentoring

 

Chi è Yvan Bonnefoy
Yvan è un uomo di sport a 360 gradi, al principio, sportivo vero e attivo. Si è poi dedicato all'insegnamento e alla riabilitazione degli sportivi: non solo con l'osteopatia e la massoterapia che lo hanno portato a studiare e cercare di capire la sfera mentale, ma anche con la sofrologia e la preparazione mentale.  È appassionato di studio e per aiutare sé stesso e gli altri per ottenere la miglior versione di sè.

Cosà è il Mentoring per te?

Il Mentoring attraverso lo sport è un cantiere di ristrutturazione per una struttura esistente ma migliorabile per renderla più funzionale e in rapporto con i propri valori.

L’architetto (il Mentor) detiene le conoscenze e il proprietario (il Mentee) ha le informazioni e i bisogni necessari per ottenere il risultato desiderato. È un lavoro di collaborazione dove ognuno ha informazioni da condividere con l’altro per migliorare il risultato. In un primo momento, si tratta di conoscere o ricercare l’obiettivo finale. Poi, elaborare strategie e programmare i lavori. Finalmente, si passa all’esecuzione dei lavori.

Queste tre fasi nel Mentoring nello sport sono importanti e indissociabili e corrispondono ai tre cicli virtuosi di M. Perchiazzi sull’allenamento della consistenza comportamentale. 1. Il ciclo riflessivo con la raccolta dati e informazioni inerenti all’argomento; 2. Il ciclo responsabile dove, utilizzando questi dati, cerchiamo di elaborare un percorso fatto “su misura”; 3. Il ciclo reattivo dove passiamo all’azione “dalla teoria alla pratica”.

Il gioco rappresenta lo strumento fondamentale per scoprire, sviluppare o incrementare competenze, e abilità, nuove o latenti. La parte ludica permette di lavorare in profondità senza creare stress eccessivo, proprio perché giochiamo. Questo processo aiuta ad identificare i bisogni e le risorse a disposizione e, dopo, sviluppare e addomesticare nuove capacità, valori, atteggiamenti e comportamenti, inizialmente in modo inconsapevole (come i bambini che imparano giocando) e, in seguito farle SUE in modo consapevole dopo elaborazione, ricerca e analisi.

 

Il Mentoring nello sport: un viaggio nel tempo

Presenza è una parola che mi piace tanto per descrivere il mentoring nello sport in quanto induce la necessità di essere assorbito nell’azione immediata senza divagare. Presenza determina il luogo, QUI e il tempo, ORA.

È necessario essere:

- Centrato con l’attività e il momento

- Sintonizzato con le persone, i Mentee, e il compito

- Focalizzato sul Mentee e i suoi bisogni

- all’ascolto

Tutto vero. Ed è altrettanto vero che il presente dipende, in parte, dal passato, cioè le nostre esperienze, il nostro background, i nostri incontri, i nostri valori… e ci permette di progettare il futuro grazie all’analisi di quanto fatto e di quello che vogliamo diventare. Il presente rappresenta il ponte tra quello che eravamo, quello che siamo ora e quello verso il quale tendiamo ad andare. La linea del tempo rappresenta il percorso della vita dove il presente permette di fare un punto della situazione passata valutando la nostra evoluzione, per progettare il futuro utilizzando tutte le risorse a disposizione e cercando di diventare la nostra migliore versione.

 

Dallo sport alla vita

Infine, ma non per questo meno importante, con il mentoring attraverso lo sport si cerca di riproporre ed effettuare un transfert dei risultati in altri ambiti, professionale, personale, intimo.

Lo sport, o gioco, rappresenta una metafora che aiuta ad apprendere o scoprire permettendo di facilitare il ragionamento, la comprensione, la sperimentazione, l’elaborazione e la comunicazione. Giocare è un’interazione tra più persone e inevitabilmente si crea una comunicazione attraverso dialogo, consigli, suggerimenti, feedback. Si tratta di una raccolta dati, consapevole o no, la differenza sta nell’elaborazione e l’analisi di queste informazioni. L’ultimo passo, essenziale, è passare all’azione per provare, comprovare, confrontare, confermare quanto appreso, e, se necessario rettificare, cambiare strategia e avvicinarsi sempre di più all’obiettivo prefissato.

 

[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).