Intervista M. Pasquali: Il mio lavoro come Mentore nel Tennis

Intervista M. Pasquali: Il mio lavoro come Mentore nel Tennis

Mario Pasquali – Il mio lavoro come Mentore nel Tennis [1]

A cura di Giorgia de Francesco, SIM – Scuola Italiana di Mentoring

 

Chi è Mario Pasquali?

Sono un Istruttore di Tennis, innamorato folle di questo sport e dell’insegnamento. Sono, soprattutto, un papà e un marito fortunato e felice, che trova in questo la motivazione e l’ispirazione per tutto quello che fa.

 

Cosa ti ha dato il Mentoring e cosa ha comportato per il tuo lavoro?

Grazie al Mentoring ho scoperto un nuovo modo di “leggere” i rapporti con le persone che si sono affidate a me in campo (e non solo); questa prospettiva ha rivoluzionato completamente il mio mondo professionale e privato.

In quest’ottica, il Project Work che ho strutturato è stato una conseguenza di quanto appreso negli ultimi due anni e un nuovo punto di partenza nel mio modo di insegnare e di imparare.

Ciò è stato reso possibile grazie all’ASD ProTennis e a Vanja Scopelliti, con il quale collaboro ormai da molti anni e che ha creduto subito nel Mentoring nello sport, investendo tempo, sforzi e soldi nelle sessioni con gli allievi della Scuola Tennis.

 

In cosa è consistito il Project Work per la certificazione come Mentor nello sport?

In seguito a queste sessioni, ho proposto ad Alberto, giovane giocatore agonista di 13 anni, di affrontare un lavoro one-to-one, decisamente impegnativo, costituito da 9 sessioni in campo; parte di queste, sono state prettamente di natura atletica, con l’intento di uscire dagli schemi specifici del tennis per creare un’esperienza sportiva più completa.

Durante le partite e gli allenamenti sono emerse le necessità di acquisire una maggior consapevolezza, sicurezza e focalizzazione rispetto alla situazione da affrontare e ai compiti da svolgere (in questo caso in campo, ma, allargando la prospettiva, nella vita).

Pertanto, abbiamo lavorato su:

  1. Creare una consapevolezza “attiva” delle proprie possibilità, capacità ed emozioni
  2. Alzare il livello di focalizzazione al bisogno e in autonomia
  3. Stabilire i propri obiettivi e scoprire le motivazioni profonde nel perseguirli, per diventare una persona con un sé autotelico (crf. Flow, Mihàly Csìkszentmihàlyi)

 

Le sessioni sono state svolte con l’obiettivo di elaborare le strategie di fronteggiamento tramite la gestione dei 3 cicli virtuosi coniati da Matteo Perchiazzi sul comportamento:

  • Ciclo Riflessivo

Valuto le interferenze, qual è il mio self talk efficace, come mi sento rispetto agli obiettivi che mi sono posto

  • Ciclo Responsabile

Cosa è successo in campo e quali sono le mie responsabilità in esso, che cosa sto provando, cosa voglio provare e come posso arrivarci, cosa mi spinge e cosa mi dico per ricordarmelo

  • Ciclo Reattivo

come supero i momenti di difficoltà, scelgo cosa fare e come farlo, come mantengo alta la fiducia nelle mie possibilità

 

Il lavoro ha delineato un percorso di acquisizione di competenze per entrambi i soggetti coinvolti (mentor e mentee), nell’ottica di fornire una “prospettiva di senso”.

Ogni attività è stata strutturata per fornire contenuti tecnici, tattici, mentali e caratteriali; le esperienze sono state osservate, analizzate, concettualizzate e rielaborate, seguendo lo schema del Ciclo di Kolb.

Alberto ha scoperto nuovi aspetti del gioco e di sé stesso, delle proprie potenzialità e capacità, aumentando consapevolezza e fiducia.

Il lavoro è stato funzionale anche per adottare diversi punti di vista per leggere quanto avvenuto in campo e trovare dentro di sé la motivazione verso il miglioramento.

I momenti di dialogo a margine delle sessioni hanno consentito di trasportare il “lavoro” fuori dal campo, migliorando la capacità di riflessione e l'ascolto di sé.

 

Quale pensi sia il valore aggiunto di questo lavoro?

L'aspetto più importante di questi mesi è stato intraprendere una strada, definire un percorso.

Nel proseguire questo cammino, sarà importante concentrarsi su chi si vorrà diventare, non (solo) su cosa si vorrà raggiungere (identity based, not outcome based).

Non saranno gli obiettivi materiali a definire quale sarà la miglior versione di sé.

 

Altro che vorresti aggiungere?

Il Mentoring consente ai soggetti coinvolti di crescere e imparare reciprocamente: non riesco a pensare a nulla di più completo e coinvolgente in qualsiasi ambito professionale e personale.

 

[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).