Lo sport e la vita[1]
A cura di Vincenzo Rastelli
Chi è Vincenzo Rastelli
Nato nel 1974 a Parma, laureato in Giurisprudenza, ha le qualifiche di maestro di tennis, istruttore di II livello padel e I livello pickleball FITP.
Dal 2015 è istruttore di tennis in carrozzina (con qualifica di alta specializzazione) e nel 2023 ha avuto due esperienze come capitano della nazionale italiana wheelchair. Dal 2023 collabora con la FITP come fiduciario regionale per la Lombardia per il tennis in carrozzina ed è tecnico della FISDIR (federazione per le disabilità intellettive relazionali).
Dal 2024 collabora con il Comitato Paralimpico Italiano.
Nel 2023 si qualifica come Mentor Practitioner nello sport SIM – Scuola italiana di Mentoring.
Per me lo sport è vita e la vita è sport.
Dal 16 al 23 giugno 2024 ho avuto la fortuna di esser stato convocato come Tecnico del tennis in carrozzina al Campus estivo organizzato dal Comitato Paralimpico Italiano a Nova Siri.
19 ragazzi e 16 istruttori di 10 discipline diverse estranei uno all’altro, uniti solo un obiettivo: avviamento allo sport e superamento dei propri limiti.
Durante il viaggio di andata in treno sono stati più i momenti in cui avevo pensato di non potercela fare che quelli in cui mi sentivo pronto per la sfida. Un conto è avere al tuo fianco tre o quattro atleti (disabili o no), un altro è avere 19 ragazzi dai 7 ai 30 anni con le più diverse disabilità fisiche (compresi ipovedenti e ciechi), spesso unite anche da disabilità intellettive.
Quando sono arrivato al villaggio però tutte le nuvole sono scomparse… come mai? mi sono sentito dis-abile anche io. Ognuno di non è perfetto, quindi c’è sempre qualcosa che non siamo abili e bravi a fare.
In questo modo mi sono sentito uguale agli altri e mi sono messo alla pari con tutti i ragazzi che per la prima volta si sono presentati in un campo da tennis con diverse difficoltà da superare. E dal primo giorno come ogni ragazzo ho cercato di affrontare i miei limiti ed utilizzare al meglio le mie risorse.
Il resto lo hanno fatto i miei colleghi: dall’arrivo al villaggio in poi si è creata una grande famiglia, in cui l’unione ha fatto la forza. Si è creata compattezza ed empatia, non si sono mai formate crepe, discussioni e da subito è stata condivisa la strada. Gioia, valori, condivisione, superamento dei limiti e delle barriere di ogni tipo.
Gli strumenti? L’amore, lo sport la musica ma soprattutto il divertimento e la spensieratezza.
I risultati? Veramente inaspettati.
- Ogni singolo ragazzo è migliorato durante la settimana. Perfetti estranei sono diventati prima membri di un gruppo, poi vicini a tavola, per poi diventare amici e compagni di avventure e serate dove la musica ha permesso di fare crescere il seme che lo sport aveva messo dentro ognuno di noi.
- Lo sport ha eliminato ogni barriera… In contemporanea al nostro campus si è svolto tra Matera ed altre location un torneo di basket in piazza che ha coinvolto ragazzini di 9-10 anni. Vedendo lo sguardo di questi giovani atleti interessati ed incuriositi come fanciulli innocenti ho preso il coraggio a due mani (dopo aver avuto l’autorizzazione) ed ho chiesto agli allenatori se erano disponibili ad un incontro inclusivo. Fin da subito i coaches si sono mostrati disponibilissimi e cosi in due giornate bellissime i nostri ragazzi si sono cimentati insieme a due squadre di giovani cestisti in tre discipline differenti: tennis in carrozzina, blind soccer (chi vedeva aveva delle maschere per non vedere) e basket con e senza carrozzine. I ragazzi “normo” non volevano più smettere di scender dalle carrozzine, di apprendere i segreti degli sport mai praticati e di giocare con altri ragazzi che mai avevano conosciuto prima. Lo sport senza barriere ha poi emozionato in modo sensibile (con lacrime e ringraziamenti continui) anche i genitori presenti che hanno confermato che il pomeriggio passato insieme ha dato a loro per primi ed ai loro figli un insegnamento che varrà per tutta la vita.
- Un pomeriggio di gioco è diventato una situazione di mentoring informale dove ognuno dei ragazzi è stato contemporaneamente Mentor e Mentee. Che POTENZA questa esperienza!!!
Dimenticavo: mentre salutavo le squadre dei cestisti è passato uno dei nostri ragazzi e… magicamente tutti si sono girati dimenticandosi di me per poter dare a Giacomo (atleta di basket in carrozzina) un cinque e fare la foto con lui perché era diventato il loro campione e punto di riferimento.
Che cosa dire? Da questa esperienza ho imparato ad accettare i miei difetti, prepararmi per affrontarli ed agire per poter migliorare.
Lo sport è vita e dà vita ad ognuno di noi.
[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).