Mentoring Interno Vs Mentoring Esterno

Mentoring Interno Vs Mentoring Esterno

Mentoring interno Vs Mentoring esterno[1]

A cura di M. Perchiazzi, SIM – Scuola Italiana di Mentoring

 

Introduzione

Sia nel Mentoring informale sia nel mentoring come metodologia organizzata, si parte da un assunto imprescindibile secondo cui un Mentor è di partenza un role Model. Essere un “role model” non significa essere un guru, ma significa essere un punto di riferimento e catalizzatore di ispirazione in uno specifico ambito di azione, un settore, in una professione, in una organizzazione e così via. Lo “specifico settore” o “contesto” è determinante in questa definizione perché non può esistere obiettivamente un modello di vita o professionale o valoriale che vada bene per tutti i contesti. A meno che non si parli di personaggi esemplari, nell’ambito della spiritualità, della filosofia o della religione.

 

Mentoring interno VS Mentoring esterno

Diamo una semplice e sintetica definizione.

Nel Mentoring interno, il Mentor (o il gruppo dei Mentor) e il Mentee (o il gruppo dei Mentee) sono all’interno della stessa organizzazione. I mentor sono role model di quella organizzazione specifica o contesto specifico.

Nel Mentoring esterno, il Mentor (o il gruppo dei Mentor) e il Mentee (o il gruppo dei Mentee) sono all’esterno della stessa organizzazione. I Mentor devono essere role model e da qui si ingenera la confusione che questo articolo vuole chiarire.

Si dà per scontato che il Mentor abbia una esperienza riconosciuta nel settore professionale o nel ruolo per cui esercita una funzione di “role modeling” altrimenti non sussisterebbe la relazione e/o il progetto di Mentoring.

Come abbiamo già scritto in un altro articolo, ci sono molte applicazione di mentoring interno, un esempio è per la gestione dei cosiddetti talenti, il “Talent Management”: in questo esempio i Mentor sono selezionati all’interno di un’azienda sono rappresentanti del middle o del top management, e, una volta formati, diventano un “braccio operativo” dello sviluppo risorse umane e vengono abbinati a Mentee con lo specifico compito di sostenere e valorizzare i giovani che sono meritevoli di essere inseriti in percorsi di carriera speciali.

Esempi di Mentoring esterno sono quelli esistenti negli ordini professionali (commercialisti, consulenti del lavoro) o in alcune associazioni onlus tipo Rotary International o Associazione Ex allievi Scuole Militari, in cui i Mentor sono rappresentanti di Seniority eccelse e rilevanti, nell’ambito dei settori specifici di esercizio della professione. Per farla breve, tipiche applicazioni del Mentoring per l’orientamento alla professione.

Il Mentoring esterno metodologicamente “corretto” per la SIM è quello in cui esiste un’organizzazione che ‘organizza – facilita’ il progetto e/o il servizio di Mentoring, che può non essere la stessa di provenienza lavorativa del Mentor e/o del Mentee, ma che in quel momento specifico aggrega il percorso one to one, in base a precisi scopi e obiettivi, ad esempio associativi, o volontaristici e/o di reciprocità.

Nella tabella che segue abbiamo riportato dei casi di organizzazioni pubbliche o private seguite dalla SIM – Scuola Italiana di Mentoring in questi anni, distinte tra Mentoring interno e Mentoring esterno, e in ambedue i casi di tipo formale o organizzato (facilitato).

 

 

Due dimensioni per comprendere

Durante questi anni di studio, la SIM ha sviluppato un modello per interpretare e spiegare il mercato dei bisogni e dei servizi di Mentoring.

Questo modello si basa su due semplici dimensioni, che aiutano ad apprendere il fenomeno del Mentoring.

Queste dimensioni sono:

  • livello di formalità del Mentoring
  • Mentoring interno / Mentoring esterno

Se incrociamo queste dimensioni, si generano 4 tipologie di situazioni (cfr. schema di seguito):

  1. Mentoring informale interno
  2. Mentoring informale esterno
  3. Mentoring formale interno
  4. Mentoring formale esterno

Nel primo caso, il Mentoring informale interno, il mentoring non è una metodologia ma accade naturalmente come un processo di socializzazione al lavoro spontaneo, ed eventualmente anche capillare, in cui dei colleghi più anziani esercitano le funzioni di guida e consiglio a colleghi più giovani, neo assunti o nuovi sul ruolo, e/o che fanno da “passepartout” per i comportamenti corretti da tenere sul luogo di lavoro o nell’ufficio.

 

Nel secondo caso, il Mentoring informale esterno, non come metodologia, accade naturalmente, può capitare, che incontriamo delle persone che ci possono ispirare, consigliare, guidare, o aiutare  anche per trovare un’occasione di lavoro, o una informazione o un servizio sul territorio: questo lo abbiamo chiamato Networking o in modo ancora più forte “Sponsorship”. Ovvero quando qualcuno ci prende sotto l’ala protettiva e ci sponsorizza introducendoci in dei contesti a noi in altro modo irraggiungibili. Quest’ultima può essere la tipica situazione di alcune associazioni no profit.

 

 

In questi due casi, più che di mercato del Mentoring, si può dire che si assiste ad un fenomeno “chiamato” mentoring ma che non è quello che si riferisce all’utilizzo di questa modalità di aiuto all’apprendimento in modo formale, sistematico ed organizzato.

 

Nel terzo caso, formale interno, il mentoring è utilizzato per vari obiettivi di sviluppo organizzativo e si caratterizza come progetti ad Hoc facilitati e organizzato.

In questo caso si assiste quindi ad un mercato reale in cui i Mentor formati applicano il presupposto del “role modeling” in un contesto interno. In aggiunta un mercato reale per i consulenti formati che hanno appreso la metodologia del Mentoring e che affiancano le organizzazioni nella progettazione, gestione e valutazione dei progetti. Questa tipologia di “Esperti di Mentoring” si chiamano “Project Manager e Scheme designer di progetti di Mentoring”. In questo caso le competenze apprese nei percorsi formativi possono avere un ambito di spendibilità specifico ed in cui c’è stato in questi anni e ci sarà sempre di più uno sbocco professionale e un reale mercato del Mentoring.

 

Nel quarto caso, si parla di Mentoring come metodologia applicata in modo formale e sistematico in un contesto esterno rispetto al contesto di esercizio del Mentee. In questo caso, chi applica il Mentoring a chi? Qual è la figura che affianca il Mentee, come viene chiamata? È in questo ambito che il mercato e la chiarezza / correttezza della metodologia comincia a venire meno e ad essere messa in discussione, perché dagli esperti è ancora molto fumosa. È necessario pertanto porre la dovuta attenzione e correttezza, da due punti di vista fondamentali:

  • Etico
  • Metodologico

Etico, rispetto al mercato della formazione, ovvero alla spendibilità reale delle competenze che vengono formate nei vari corsi.

Metodologico, rispetto alle basi delle metodologia e come una specifica figura di affiancamento debba essere chiamata realmente e non utilizzata a sproposito nell’ambito del Marketing e della vendita delle metodologie che ruotano attorno al Mentoring o al Coaching.

Facciamo due esempi, in cui è auspicabile fare chiarezza, di due casi limite sul cosiddetto Mentoring esterno:

  • L’Executive Mentoring
  • Il Mentoring per le start up di Impresa o per gli incubatori di impresa o per gli aspiranti imprenditori

 

L’executive Mentoring è una applicazione della metodologia esterno. Per fare un esempio semplice, in questa tipologia potrebbe cadere il caso di un Top Manager o un CEO che richiede un percorso di sviluppo di alcune competenze di ruolo o di sviluppo professionale a una figura esterna “XXX”, che, per essere Mentor, per tornare alla definizione iniziale del “role model”, necessariamente deve essere stato Top Manager o amministratore delegato di una impresa. In questo ambito, il primo dubbio si pone sul “reale mercato” e sulla reale richiesta di figure di “Mentor”; il secondo è sul “chi” regola questo mercato e sul come si tutelano i clienti. Se ne capisce il valore aggiunto, se ne capisce la utilità? Se ne capisce la correttezza metodologica?

A nostro avviso, in un ambito come questo, si può affermare che a livello teorico è possibile, ma a livello di mercato è più sostenibile affermare che c’è un mercato per il Coaching, o per il Business Coaching, che inoltre potrebbe meglio e più rapidamente soddisfare le richieste di sviluppo e/o di servizio. In questo periodo storico, tranne alcuni colossi, le aziende non riescono a pagare la formazione o la consulenza o il coaching, figuriamoci i Mentor esterni!!!

 

Il Mentoring per le start up d’Impresa o per gli incubatori di impresa o per gli aspiranti imprenditori, è un altro ambito di applicazione esterna della metodologia. Anche qui a nostro avviso c’è bisogno di fare chiarezza.

Un “sostegno” o un “servizio di affiancamento” ad aspiranti imprenditori o a “Startupper” come deve essere chiamato? E quando può essere chiamato Mentoring?

Se un consulente in strategia aziendale offre un servizio di affiancamento per elaborare un piano di marketing oppure un commercialista prepara un business plan, come deve essere chiamato Mentoring o consulenza?

È chiaro che deve essere chiamato consulenza, e in questo senso non c’è niente di male e che ben venga la consulenza di qualità.

metodologia esterna” non può essere altro che fatto da una persona formata come Mentor, e che contemporaneamente abbia un trascorso come ex imprenditore, oppure che sia tuttora imprenditore o un ex “startupper”, altrimenti decadrebbe quel presupposto iniziale del “role modeling” che è sacrosanto, e che deve essere conosciuto e chiarito a chi si avvicina al mondo del Mentoring.

A tal proposito uscirà un articolo di approfondimento interamente dedicato al”Executive Mentoring” di qualità.

 

Definizioni del Mentoring

“Il Mentoring è mettere intenzionalmente in coppia una persona in possesso di maggior perizia od esperienza ed una persona con minor perizia od esperienza, in una relazione ad elevato potenziale di sviluppo personale e professionale in cui l’obiettivo è sostenere la crescita di una o entrambe le parti” (Murray, 1991, Clawson,1996)

“a cui fornire / offrire un modello positivo riconosciuto” (Kram, 1985)

“in uno specifico contesto organizzato/organizzativo”

“in un apprendimento reciproco attraverso le emozioni ed i valori condivisi e riconosciuti”

“in una creazione di uno spazio di fiducia in cui cercare il ‘senso’ della propria azione”

Scuola Italiana di Mentoring

 

“A MENTOR is a role model who has context specific expertise or knowledge and the skills to apply these in supporting the learning in a non-directive coaching style” (Istanbul, 2015)”

Clutterbuck - EMCC International Mentoring Council

 

[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).