Un arbitro come Mentor [1]
A cura di Mario Pasquali, Mentor sport e PM SIM – Scuola Italiana di Mentoring
Cosa possono avere in comune un formatore e maestro di tennis con un gruppo di giovani arbitri di calcio? Probabilmente la passione per lo sport (ma quella chi non ce l’ha) ed essere il personaggio “marginale” dell'evento sportivo in corso. Eppure, lavorando con la Sezione di Lodi dell’Associazione Italiana Arbitri la sintonia è stata immediata nella modalità di approcciare le attività e nei valori condivisi.
Considerando la casualità del contatto e della conoscenza, come capita con tante cose belle della vita, qualcuno potrebbe leggerci un segno del destino o la conferma che i propositi e le anime che cercano di costruire una visione dello sport che vada oltre il terreno di gioco, inevitabilmente, si incontrano.
Per creare un progetto di mentoring, che in questo settore in Italia non è mai stato fatto in maniera sistematica, ho dovuto innanzitutto pensare a chi mi stessi rivolgendo: la figura dell’arbitro è, per sua natura, sopra le parti e, pertanto, esposta agli sguardi di tutti. Questa sua esposizione la esalta a un ruolo essenziale senza il quale non sarebbe possibile realizzare un match, un incontro, una partita.
L’arbitro è parte del gioco e allo stesso tempo esterno ad esso; condiziona l’esito di un incontro con le sue scelte, a dispetto della neutralità che garantisce. La solitudine è inevitabile, nei casi di buone prestazioni così come (e soprattutto) in quelle cattive.
Una figura eroica; eppure, tra le più insultate e vituperate dal popolo cosiddetto “sportivo”.
Con il project work, quindi, ci siamo posti l’obiettivo di osservare l’attività della sezione arbitrale di AIA (Associazione Italiana Arbitri) della provincia di Lodi e verificare quale possa essere l’impatto del mentoring nella formazione e nella crescita dei giovani arbitri (mentee) che verranno affiancati, durante la seconda parte della stagione, ad arbitri più esperti (mentor).
Nei prossimi mesi il lavoro prevederà la selezione delle coppie di arbitri che si sono offerti volontari, dimostrando subito interesse nella possibilità di crescita del proprio ruolo. Il processo di matching segnerà il momento nel quale si formeranno realmente le coppie e cominceranno questo percorso fino alla fine della corrente stagione sportiva, lavorando su obiettivi quali:
- Sviluppare la consapevolezza del ruolo
- Accrescere la resilienza
- Aumentare la sicurezza nel prendere decisioni
- Migliorare la capacità di gestire i rapporti e i conflitti con i giocatori, gli allenatori e il personale delle società
Si tratta di un progetto pilota per la categoria arbitrale nel mondo calcistico e la relazione finale servirà quale indicatore per future iniziative in tale ambito, che si spera possano diventare sistematiche nella formazione della categoria arbitrale.
Per me, che affronto per la prima volta un lavoro di questo tipo, è una sfida che qualche anno fa non avrei neanche provato ad affrontare.
C’è la consapevolezza di aver avuto un ottimo insegnamento da parte di Matteo, Leonardo e la mia tutor Daniela, e la sicurezza che il loro supporto costante mi sa dare.
C’è lo splendido lavoro che già viene svolto dalla sezione AIA di Lodi, coordinato da Andrea Boninella e Anna Di Nardo, che rende la collaborazione stimolante e tremendamente interessante.
C’è la voglia di fare e di scoprire cosa emergerà da queste sessioni.
Il mentoring mi ha insegnato che vale la pena “vivere” ogni occasione, anche quella a cui mai avresti pensato, così ho fatto con questa e così farò per le prossime.
[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).