Esiste l’Executive Mentoring in Italia?

Esiste l’Executive Mentoring in Italia?

Esiste l’Executive Mentoring in Italia? [1]

A cura di M. Perchiazzi, SIM – Scuola Italiana di Mentoring

 

Introduzione di Giulia Giorgi

Abbiamo deciso di trattare questo argomento attraverso la modalità “intervista” che è stata realizzata a Matteo Perchiazzi nella diretta Istagram del canale della SIM – Scuola Italiana di Mentoring. E’ possibile vedere il video dell’intervista in una delle nostre Dirette Instagram, nell’apposita sezione dedicata. L’articolo pertanto è scritto su domanda riposta.

 

Intervista di G. Giorgi a M. Perchiazzi.

Il tema dell’Executive Mentoring è per molti aspetti talvolta fumoso e non chiaro per molti. Il tema è se in Italia un Mentor formato possa essere una professione oppure un ruolo, è corretto?

Ho talmente tanto rispetto per la Seniority, per l’esperienza e per i risultati raggiunti delle persone eccellenti nei settori professionali e di vita, che ho ritenuto importante per la società studiare i meccanismi attraverso cui queste eccellenze e modelli di ispirazione possano essere trasmessi. Di questi meccanismi ne ho fatto una professione.

Per questo non abbiamo nessuna intenzione di prendere in giro proprio queste figure senior che ahimè sempre di più in Italia non riescono a trovare collocazione. In questo periodo di crisi è ancora più importante proporre formazione etica ovvero formazione che possa dare reali chances di spendibilità delle competenze in un contesto o in un’attività professionale.

 

Siccome il tema è delicato, ci fa piacere fare un rapido riassunto dei temi toccati in altri articoli e Dirette Instagram, che sono propedeutici al tema in oggetto.

Abbiamo affrontato la differenza tra Mentoring interno e Mentoring esterno, e abbiamo anche menzionato le buone pratiche del Mentoring interno organizzato. Nel Mentoring esterno il Mentor (o il gruppo dei Mentor) sono all’esterno della organizzazione in cui il Mentee (o i gruppi dei Mentee), lavorano, in cui resti saldo il principio del role Modeling del Mentor.

 

Possiamo ricordare alcune buone prassi del Mentoring esterno?

Abbiamo menzionato alcune buone pratiche del Mentoring esterno:

  • Mentoring Ex allievi scuola Militari
  • Rotary International
  • Alcuni progetti passati con l’ordine degli architetti e l’ordine dei commercialisti e consulenti del lavoro

In queste buone pratiche esiste un’organizzazione che fa da collante e in cui vengono coinvolti e formati Mentor dalle eccellenze professionali ed i Mentee che hanno bisogno di orientamento alla carriera. L’organizzazione crea un contesto “organizzato” in cui le competenze del Mentor hanno reale spendibilità, per cui ha senso formare i Mentor.

 

Quali sono le tipologie dell’Executive Mentoring?

Dalla ricerca della SIM – Scuola Italiana di Mentoring, possiamo menzionare 3 principali Categorie di Executive Mentoring

  • Mentoring per le start up di impresa
  • Mentoring per le PMI
  • Mentoring per il Management o il top Management di un impresa

 

Ci puoi parlare del Mentoring per le start up di impresa?

Esistono molteplici organizzazioni come incubatori di impresa o sostengo all’imprenditoria o start up, in cui vengono offerti servizi di Mentoring.

Il Mentoring offerto in questi casi può essere “implementato” da una formazione più mirata allo sviluppo delle competenze soft o all’accompagnamento per lo sviluppo di competenze “imprenditoriali” e personal. Questa a nostro avviso può essere una pratica corretta di Mentoring esterno, fino a quando il Mentor è un imprenditore o un ex imprenditore. In questi casi, c’è un’organizzazione che crea il contesto dell’azione in cui il Mentor può esercitare.

 

Ci puoi parlare del Mentoring per le PMI?

Ci sono alcune società tra cui la nostra, che stanno cominciando a parlare di “servizi di Mentoring” per il ricambio generazionale delle imprese, oppure per l’internazionalizzazione delle PMI.

In questo senso, il consulente che le affianca può considerarsi un Mentor, se adeguatamente formato, oppure è una chimera del mercato?

Dal punto di vista del Metodo puro, un Mentor che fa affiancamento in tal senso dovrebbe essere un imprenditore o un ex imprenditore che ha vissuto processi di cambiamento generazionale o di internazionalizzazione e cosi via, che, una volta formato può affiancare un imprenditore attraverso la metodologia del Mentoring come Mentor. In questo senso pertanto un corso per Mentor sarebbe proponibile ed eticamente corretto.

Una domanda che è bene porsi, è se, in questo periodo e in generale in Italia, per questo tipo di affiancamento, c’è mercato? C’è davvero mercato per questo? Per tutte le altre figure di consulenti che non stati propriamente Ex imprenditori o lo sono, forse sarebbe più appropriato fare un corso per PM di Mentoring per vedere dove la metodologia del Mentoring può essere applicata nella PMI, ma non certo come Mentor.

 

Quali sono le criticità nell’applicazione del Mentoring esterno per il Management o il top Management di un’impresa?

Facciamo un semplice esempio: immaginiamoci un Manager o un top Manager che richiede un servizio di sviluppo e di accompagnamento per la carriera.

O lo trova all’interno dell’azienda, per cui si potrebbe ancora parlare di Mentoring interno, oppure all’esterno di quale tipo di figura potrebbe aver bisogno, oppure quale tipo di professionista può realmente accompagnarlo?

Se vuole restare nell’azienda stessa probabilmente potrebbe essere appropriato cercare un servizio di coaching o di business coaching, se invece se ne vuole andare la domanda ad alta voce è “ha senso parlare di Executive Mentoring”?

A parte che si dovrebbe reperire sul mercato un Mentor che ha vissuto una transizione simile alla sua, e al di là di essere poco probabile al momento in Italia, ma più propriamente ha senso parlare di Mentoring?

Qual è, oltre le Scuole che hanno interesse a vendere la formazione dei Mentor, il meccanismo che potrebbe regolare eticamente l’incontro domanda offerta di Mentor? È il mercato che lo regola? Basta aver fatto un corso per Mentor per offrirsi sul mercato del “Executive Mentoring”, oppure bisognerebbe verificare l’esperienza settoriale in cui il fantomatico Mentor ha operato? Come si coniuga l’eticità del servizio con lo sviluppo reale del mercato?

A nostro avviso continua ad essere corretto parlare di coaching e non di Mentoring.

Coaching di qualità e di altissimo livello, ma sempre di coaching si tratta per la nostra percezione del mercato in Italia.

Il tema comunque è delicato ed è aperto, ma per noi diventa sempre più fondamentale proporre formazione che possa essere realmente spendibile e non dia illusioni sul ruolo che si va ad esercitare, perché c’è bisogno di responsabilità in questo momento più che mai.

Ci potrebbero essere dei meccanismi che “certificano” i Mentor in “settori”.

Le attuali qualifiche e certificazione “Global” EIA sono sulle competenze di processo, ma non sono settoriali, per cui questo a nostro avviso risulta essere piuttosto generico e ancora molto da completare ed implementare. Piuttosto risulta potenzialmente più importante il mercato per i PM e Scheeme designer di Mentoring e il mercato della Supervision, ovvero del cosiddetto Tutor di Progetti di Mentoring – Supervision.

 

Qual è in questo momento in Italia il Mentoring di qualità?

Secondo la SIM – Scuola Italiana di Mentoring, ci dovrebbero essere contemporaneamente diverse condizioni:

  • Uno struttura ente che organizza il progetto e lo adatta al contesto specifico (sia Mentoring interno sia esterno);
  • Formalità necessaria e il grado di flessibilità che dipende dal progetto;
  • Tempo e numero di incontri one to one minimo;
  • I Mentor devono essere formati a gestire:
    • Il contenuto del Mentoring (in progetti ad hoc di solito viene definito dalla figura ‘scheme designer PM di Mentoring)
    • Il processo di Mentoring;
  • La formazione dei Mentor/Mentee deve essere:
    • Iniziale
    • In itinere (supervisione, comunità di pratiche)
    • Finale (supervisione, comunità di pratiche)
  • La formazione dei Mentor può essere:
    • Parziale (sul progetto)
    • Completa (cfr. formazione SIM 31 competenze, certificazione CMI, certificazioni internazionali EIA)
  • Il Mentor in progetti interni può anche non essere formato completamente o non avere ‘certification’;
  • Il Mentor in progetti esterni ma gestiti è preferibile sia ‘trained’ e ‘certified (cfr. formazione SIM 31 competenze, certificazione CMI, certificazioni internazionali EIA)modello SIM, CMI)
    • Per settori
    • Per livelli di qualificazione (cfr. modello SIM)
  • Il Mentor in richieste singole formali esterne (se mai fattibili attualmente in Italia) deve essere ‘trained’ e ‘certified’ su:
    • Codice etico e patto di Mentorship
    • Competenze di processo – gestione relazione
    • Capacità di definire il contenuto (?)
    • Aggiornamento continuo
    • Supervisione
  • I Mentor – i Mentee devono essere accompagnati con una supervisione (Tutor di Progetti di Mentoring) e con degli strumenti kit per la gestione di un rapporto di Mentoring specifici per ogni progetto
  • Valutazione (ex ente, ex post, in itinere): a cosa è servito rispetto al patto di Mentorship (per il Mentoring esterno) e rispetto all’organizzazione (per il Mentoring interno)

 

Qual è il Mercato del Mentoring sostenibile e di qualità in Italia?

PER LE AZIENDE ORGANIZZAZIONI CHE VOGLIONO FARE MENTORING

  • Sviluppo cultura del Mentoring maggiormente diffusa
  • Maggiore visibilità delle eccellenze
  • Aziende / organizzazioni devono ancora capire:
    • reali benefici del Mentoring
    • le applicazioni tradizionali (ed eticamente corrette) sostenibili
    • La qualità dei servizi offerti
  • Onestà dei formatori – consulenti
    • Esperti di Mentoring
    • Mentor
  • Promozione delle certificazioni?
  • Eccellenze che hanno rapporti e certificazioni con enti internazionali ed Europei, ma che devono dialogare con Enti Locali e istituzioni.

[1] Il presente documento è soggetto a copertura dei diritti del marchio SIM, marchio depositato e registrato attraverso la SIB (Società Italiana Brevetti).