Il Mentoring nello sport – ricerca estratto da una tesi

Il Mentoring nello sport – ricerca estratto da una tesi

Il Mentoring nello sport - ricerca [1]

 Articolo estratto dalla tesi di Matteo Giuseppe Valenzano 

 

Chi è Giuseppe Matteo Valenzano

Studia nel corso magistrale di "Psicologia di comunità, della promozione del benessere e del cambiamento sociale" dell'Università di Padova. Entrato in contatto in triennale con il prof. Santinello ha scoperto la pratica del Mentoring all'interno del progetto Universitario "Mentor up"; dove ha avuto la possibilità di fare da Mentor ad un ragazzo della scuola "Briosco". In seguito a questa esperienza, con la supervisione del prof. Santinello, ha redatto una tesi sull'applicazione di questa metodologia in ambito sportivo. Attualmente lavora in un progetto finanziato dall’Erasmus Plus come Mentore nello sport

 

La mia esperienza nel progetto Mentor UP nell’Università di Padova

Ricercare figure di riferimento è da sempre un comportamento naturale e utile per il proprio sviluppo. Soprattutto gli adolescenti sono alla costante ricerca di un modello a cui ispirarsi, nei valori e nei comportamenti di altri, nel tentativo di ricercare la propria identità personale.

La metodologia del Mentoring si è interessata a queste dinamiche naturali, formando le figure più esperte in modo da renderle dei Mentor consapevoli del proprio ruolo e dei propri obiettivi, in modo da poter stimolare la saggezza e la maturità di un’altra persona in formazione, il Mentee.

La mia esperienza con questa metodologia è iniziata a Padova, nel progetto Mentor Up, durante il mio percorso Universitario in Psicologia. L’obiettivo del progetto è quello di utilizzare il role modeling applicandolo in un contesto controllato in cui un Mentor, a seguito di adeguata formazione, viene assegnato ad un adolescente con lo scopo di sviluppare una relazione che servirà ad entrambi a crescere e superare le proprie difficoltà.

Dopo le prime difficoltà dovute alla conoscenza reciproca, la relazione con il mio Mentee è progressivamente migliorata; Incontro dopo incontro abbiamo imparato a conoscerci meglio e, discutendo delle nostre passioni comuni, siamo riusciti con successo ad instaurare una relazione naturale. Oltre ad aver maturato una forte amicizia, a fine progetto entrambi ne abbiamo apprezzato i risultati e i cambiamenti positivi che essa ha portato in noi.

L’interesse per la metodologia del mentoring, maturata a seguito di questa esperienza, mi ha portato a conoscere il Dottor Matteo Perchiazzi, fondatore della SIM, con cui ho potuto approfondire questa ricerca in un ambito che per me è stato fondamentale per la crescita: lo sport.

La letteratura sottolinea con certezza che gli ambienti sportivi rafforzano il carattere, fornendo indirettamente ai giocatori nozioni come l’orientamento al risultato, la collaborazione con i compagni di squadra e il rispetto delle regole.

Alla luce di questo, è grande la potenzialità del mentoring in questi ambienti, in quanto ha l’obiettivo di formare figure come il Coach, nel potenziare e migliorare la trasmissione di life skills e soft skills parallelamente a nozioni tecniche già presenti negli allenamenti quotidiani.

La diffusione della pratica del mentoring in ambito sportivo garantisce, quindi, uno sfruttamento ottimale delle potenzialità educative intrinseche dello sport che già per sua natura ha l’obiettivo di formare gli individui rendendoli forti non solo fisicamente ma anche mentalmente. Infatti, inserendo il mentoring in un contesto di gioco e divertimento, lo sport può diventare un terreno fertile per far fiorire una crescita ottimale per i ragazzi.

 

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[1] Il presente documento è estratto dalla tesi del curatore ed è soggetto a diritti d’autore